L’UCLA, l’Università della California di Los Angeles, ha recentemente pubblicato uno studio che credo essere particolarmente interessante perché, anche se il campione rappresentativo è statunitense e quindi composto da persone con uno stile di vita estremamente orientato al lavoro, penso che per certi versi anche noi italiani ci stiamo avvicinando molto rapidamente a queste dinamiche familiari.
I ricercatori hanno studiato le abitudini che i membri delle famiglie sono inclini a creare nella loro quotidianità osservando per diversi mesi delle coppie millennial con figli. Il dato più rilevante, dal mio punto di vista, è che durante il monitoraggio hanno registrato che queste coppie parlavano l’uno con l’altro 35 minuti a settimana, quindi 5 minuti al giorno in media. Fondamentalmente parlavano di chi sarebbe andato a prendere i figli a scuola e altre questioni logistiche, quindi un’interazione di coppia veramente minima. Inoltre, la sera queste coppie passavano il 10% del tempo nella stessa stanza e il 90% del tempo in stanze diverse. Magari erano impegnati lavorando, stando sui social, facendo i compiti con i figli, ma la disponibilità nei confronti dell’altro era il 10% del tempo a disposizione.
Una rilevazione piuttosto triste. È chiaro che, in queste famiglie, la direzione per i membri della coppia va verso il vivere due vite parallele e l’esito “meno drammatico”, in un modello di vita come questo, è la solitudine.
Ho scelto di condividere questo studio perché le abitudini familiari (i riti o i rituali della famiglia) non sono naturali, non nascono da sole. In generale le persone sono inclini a creare delle abitudini perciò, per evitare di avvicinarci troppo a questo trend statunitense, dovremmo impegnarci a creare dei rituali di connessione emotiva: delle piccole abitudini, momenti che si ripetono con una certa regolarità da dedicare alla nostra coppia, esclusivamente per la coppia.